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La pubblicità? Il futuro è sulla rete

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Riferimento: corriere.it

Maurice LévyLévy: entro il 2010 un quarto dei nostri ricavi verrà da Internet e dai telefonini

MILANO — Dal francese Maurice Lévy, 65 anni, dice di amare "le buone rivoluzioni" e nella rivoluzione digitale, "dettata dai consumatori, dai loro bisogni e dai loro desideri", che "sta profondamente cambiando il mondo della comunicazione", Publicis vuol essere "all'avanguardia".

"Entro il 2010 un quarto dei nostri ricavi arriverà dalla pubblicità interattiva, da Internet e dai cellulari, ormai piccoli computer portatili",

annuncia Lévy, presidente e amministratore delegato del quarto gruppo mondiale nella comunicazione, ma primo per redditività, davanti alla britannica Wpp e all'americana Omnicom, con un margine operativo del 16,3% nel 2006 su 4,38 miliardi di euro di giro di affari. Del gruppo francese fanno parte le agenzie Publicis, Saatchi & Saatchi e Leo Burnett, e le società di pianificazione Starcom MediaVest e ZenithOptimedia; tra i suoi clienti ci sono Coca Cola, Procter & Gamble, L’Orèal, Ikea, Fiat, Enel e Buitoni.

Monsieur Lévy, come arriverete a spostare su Internet il 25% dei ricavi?

"Oggi la pubblicità interattiva per Publicis rappresenta il 7% dei ricavi. Con la recente acquisizione per 1,3 miliardi di dollari di Digitas, numero uno americano nel marketing digitale, arriveremo al doppio, ma vogliamo continuare a crescere per cavalcare una rivoluzione che è già in atto.

In tutti i mercati europei, la stampa è in crisi di diffusione e di pubblicità; anche la televisione subisce il nuovo potere del consumatore, che ora può decidere che cosa e quando consumare i programmi che lui stesso sceglie. Da qui la necessità di servirsi di tutti gli altri mezzi di comunicazione per riuscire a sviluppare un' udienza anche attraverso il net e gli altri canali digitali intorno al marchio editoriale tradizionale.

Il problema di Internet in molti Paesi è che non abbiamo ancora le infrastrutture e la sufficiente diffusione della banda larga. Ma questo è il futuro. Anche in Italia, dove oggi la pubblicità online vale appena il 2% del mercato. Presto il web assorbirà il 10% di tutti gli investimenti pubblicitari globali. In alcuni mercati ha già superato l'outdoor".

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Come sarà l’agenzia di pubblicità del futuro?

"Per servire i clienti, i partner nei media e i consumatori, l’industria della pubblicità deve completamente rinnovare le strutture esistenti, mettere al bando la saggezza e la creatività convenzionali.
NelGruppo Publicis abbiamo già cominciato a costruire l’agenzia del futuro. Quando pianifichiamo una campagna dobbiamo considerare ogni possibile connessione con i consumatori, fin dall’inizio. E’ ciò che definiamo comunicazione olistica".

La pubblicità su Internet permette di mantenere questi tassi di redditività?

«Ci sono dei settori di Internet dove otterremo margini inferiori e altri settori dove avremo margini superiori. La redditività scenderà in tutti i campi che ruotano intorno alla "web agency", perché ormai è banale, ma crescerà nel comparto del Crm, il Customer relationship management, cioè tutto ciò che riguarda la gestione aziendale dei rapporti con i clienti. In media, però, sarà un margine inferiore alla redditività media del gruppo».

Le società di pubblicità colgono in anticipo i segnali dell'economia: la crescita che vediamo in Europa è duratura?



«Il motore della Germania si è rimesso in moto. E' un diesel, perciò ci ha messo un po' di tempo, ma adesso funziona molto bene e poggia su due pilastri: da un lato la fiducia dei consumatori, dall'altro quella dei capi azienda. I quali prima credevano che lo sviluppo potesse arrivare solo attraverso l'export e i Paesi emergenti, mentre ora puntano anche sul mercato domestico. E il traino tedesco si sta riflettendo sulle altre economie europee, in particolare sulla Francia, suo primo partner commerciale. Dove, a seconda dei risultati elettorali, ci aspettiamo un buon 2007 e anche un buon 2008».

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Lei è stato chiamato dal ministro dell’Economia francese Thierry Breton a presiedere una Commissione sul ruolo dei beni intangibile nell’economia.
Crede che economie mature come quelle europee possano ancora competere nell' economia globale?


"Non si tratta di competere sui prezzi: non solo sarebbe una battaglia persa, ma provocherebbe una regressione sociale ed economica. Per competere con i Paesi emergenti, i Paesi europei devono investire massicciamente nella ricerca e nella scuola. Sono i due punti chiavi per l'avvenire. Penso a grandi istituti europei nelle tecnologie avanzate, ad esempio nelle bio-tecnologie, con investimenti comunitari e un partnerariato tra pubblico e privato, ma non basta...".




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