Boyan Slat, il giovane olandese che a soli 18 anni ha progettato la prima macchina per pulire gli oceani dalla plastica ed era uno studente di ingegneria aerospaziale, vedrà a breve la realizzazione del suo sogno più grande; un sogno per il quale sta lavorando da anni e per il quale ha dato tutto sè stesso, sotto tutti i punti di vista!
Il progetto è stato messo a punto dall'organizzazione non-profit "The Ocean Cleanup", fondata nel 2013 dallo stesso Boyan e le risorse per sviluppare i piani di fattibilità e il primo prototipo sono arrivati da una campagna di crowdfunding chiusa nel 2014.
La società ha raccolto oltre due milioni di dollari in 100 giorni, grazie al contributo di 38mila sostenitori originari di 160 Paesi. Nel 2016, il progetto illustrato da Boyan Slat ha trovato concretizzazione anche grazie al sostegno del governo olandese e della Royal Boskalis Westminster, una società specializzata in infrastrutture marine. A giugno è stato installato il primo prototipo, nel Mare del Nord: la barriera è lunga 100 metri, quindi molto meno di quanto previsto nel progetto originario.
Ora, tutto è pronto per il lancio che avverrà a luglio 2018 dalla costa di San Francisco e avrà come primo obiettivo la Great Pacific Garbage Patch, l'enorme isola di spazzatura situata nell'oceano Pacifico, contenente circa 100 milioni di tonnellate di detriti. Si tratta del primo tentativo di contrastare l'accumulo di immondizia, fin dalla sua scoperta nel 1997.
Gli scienziati che lavorano con il giovane sono stati occupati a collegare e a sistemare i grandi tubi che formeranno il sistema: si tratta di creare una barriera con due grandi braccia a pelo d'acqua e a forma di V in grado di spingere la spazzatura che galleggia negli oceani in una area delimitata, dalla quale sarà poi semplice prenderla e riciclarla. In un periodo di cinque anni, la struttura dovrebbe essere in grado di liberare l'oceano da 36mila tonnellate di plastica.
Senza la barriera di The Ocean Cleanup e dunque soltanto con l'aiuto delle correnti naturali, gli umani ci metterebbero 79mila anni a ripulire le acque dalla plastica.
Lo stesso Boyan spiega:
"Sono stati gli esseri umani a creare questo problema quindi credo sia una nostra responsabilità risolverlo. L'inquinamento da plastica è stato sempre dipinto come un problema irrisolvibile. La storia veniva sempre presentata allo stesso modo: 'Ok, non possiamo eliminare tutta questa plastica, la cosa migliore che possiamo fare è non peggiorare la situazione'. Ma questo, secondo me, non era un messaggio positivo".
Da qui l'idea di non limitarsi a parlare, bensì di agire:
"Spero che questa macchina possa essere per il nostro secolo il simbolo di come si possa usare la tecnologia per rendere il mondo un posto migliore", ha aggiunto.
La struttura, mobile, è formata da 40 tubi, ironicamente fatti proprio di plastica, che si uniscono insieme a formare un lungo serpente. Riempiti d'acqua, galleggiano sulla superficie degli oceani e raccolgono con delle speciali palette fatte di nylon la spazzatura che nel frattempo incontrano mentre si muovono trascinati dalle correnti. Le palette purtroppo però non sono progettate per catturare i piccoli frammenti, le microplastiche. Secondo il team dietro al progetto, non costituiscono un pericolo per i pesci che possono agevolmente aggirare il nylon.
Ci sarà quindi un bel da fare per le navi raccogli-spazzatura, che partiranno ogni sei-otto settimane per farsi carico della plastica immagazzinata, riciclandola. Sarebbe il primo passo verso l'obiettivo finale: avviare una pulizia dell'oceano a pieno regime nel 2020
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