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Comunicazione e linguaggio

Comunicazione e linguaggio

In tecnologia le parole innovazione e implementazione sono all'ordine del giorno; tra i destinatari di queste novità c'è internet che, ancor più velocemente di ieri, sta cambiando e nei prossimi anni prenderà una forma ancora tutta nuova, passando dal concetto di pull a quello di push.

Saranno le notifiche a farla da padrone, e a sostenerlo sono alcuni guru della Rete come Dries Buytaert, fondatore di Drupal, che in un articolo, dal titolo The Big Reverse dice che "il futuro è push" ed è molto vicino.

Cerchiamo di capire meglio cosa intende dire con il concetto di "push".

Fino ad oggi internet ci è servito come un fornitore di contenuti formativi, cioè in grado di insegnarci qualcosa ma tali contenuti non ci vengono consegnati semplicemente su un piatto d'argento, hanno bisogno di essere cercati, cosa che invece in futuro non dovrebbe succedere più, da qui, il concetto di "push".

Secondo Buytaert il modello raffigurante il classico navigatore che pazientemente inizia le sue ricerche su google per soddisfare ciò di cui ha bisogno è borderline:

"L'approccio pull del web è quello in cui visitiamo un sito o scarichiamo applicazioni mobile. Il futuro invece sarà push, dove sarà il web a venire a noi. Quando questa trasformazione sarà completata, il web scomparirà sullo sfondo come l'elettricità o l'acqua".

Internet dunque visto e vissuto come un bene di servizio (lo sancisce anche la legge americana sulla Net Neutrality: la banda larga come servizio pubblico e trattamento uguale per tutti i contenuti su Internet) che considereremo scontato. Uno scenario davanti al quale ci comporteremo in modo diversi. Una specie di servizio di catering in cui staremo ad aspettare la consegna di contenuti senza doverli cercare.

In parte questo processo è già in atto, grazie all'integrazione sempre più profonda dell'intelligenza artificiale e del deep learning(1) nelle piattaforme web, che si traducono, per ora, nella voce dei personal assistant come Siri, Google Now o Cortana. Secondo Buytaert

Puma ci avviserà che è ora di cambiare le scarpe e Marriot ci metterà davanti agli occhi le opzioni su dove dormire quando perdiamo la coincidenza di un volo.

Senza dover nemmeno chiedere

Puma o un'altra azienda di scarpe [ndr]
Marriot o un'altra catena alberghiera [ndr]

Come già possiamo immaginare, vivremo di notifiche proattive fatte su misura per noi, grazie ai big data e all'elaborazione delle nostre abitudini da parte dei sistemi di intelligenza artificiale e dei server cloud, il tutto in tempo reale. Potremo constatare al volo cosa sia rilevante o meno per noi in un dato momento, senza bisogno di doverlo cercare in rete. E con la diffusione dei dispositivi indossabili il sistema delle notifiche è destinato ad avere sempre più peso.

      Esempio di tecnologie indossabili t-shirtEsempi di dispositivi indossabili iwatchEsempio di dispositivo da indossare smartwatchEsempi di accessosri tecnologici da indossare

Anche la pubblicità è davanti a un big reverse: dall'erogazione di messaggi pubblicitari attraverso le ricerche sul web, si passerà a un modello push, in cui verremo raggiunti dal messaggio nel momento in cui ne abbiamo bisogno (vedi l'esempio di Puma). Ma Buytaert va oltre, preconizzando la fine delle app, o quantomeno una riduzione del loro impatto e della loro importanza nell'architettura del web di domani. La domanda cruciale è: se la nostra esperienza Internet sarà push, come si configureranno le app? Che utilità avranno?

Qui ci viene in aiuto il parere di Paul Adams, ex di Facebook e Google:

"Nel mondo delle notifiche push, un display costituito da applicazioni non ha più molto senso. Credo davvero che in pochi anni le ap spariranno dagli schermi, sepolte nella UI come elemento secondario".

Lo ha già dimostrato Canonical, rivoluzionando il concetto di smartphone: nel suo primo Ubuntu Phone, le app girano in background, mentre le schermate sono raccolte tematiche di notifiche in arrivo dalle diverse fonti. Non più quattro contenitori diversi per chattare su Messenger, Telegram, WhatsApp e WeChat, – ad esempio – ma un unico ambiente in cui sono aggregate tutte le conversazioni.

Insomma, perché aprire Facebook quando posso avere nel sistema operativo del mio smartphone le notifiche di quel che postano i miei amici e rispondere direttamente? È la possibilità di interazione offerta dai sistemi operativi la chiave che dà poi un senso alla natura delle app. Consultando ogni giorno le schermate di notifica dei nostri smartphone stiamo già sperimentando il passaggio a una nuova fase del nostro utilizzo del web come servizio push; al punto che si potrebbe concludere che anche le app, come il web, più che sparire sono destinate a rimanere sullo sfondo come una utility.

Tutto questo si porta dietro una trasformazione profonda dell'economia digitale. Secondo Buytaert

"siamo all'inizio di una transizione fra due modelli diversi: il primo è quello di una "push economy" che cerca di anticipare la domanda del pubblico e "creare prodotti standardizzati in grande quantità per spingerli nel mercato attraverso canali di distribuzioni globali".

Il secondo, in via di sviluppo, è la "pull economy" che punta invece a creare prodotti altamente personalizzati e servizi on demand, inviandoli all'utente attraverso un metodo distributivo one-on-one". Pensiamo alla rivoluzione dei maker, alla stampa 3D per la realizzazione di prodotti sempre più su misura, alle strategie di marketing esperienziale.

Solo notifiche per un'economia del futuro push

Insomma, al di là delle app, nel giro di poco tempo sarà tutto il web ad avere una faccia diversa.

Considerando che anche gli addetti ai lavori rimangono affascinati e, talvolta, un po' basiti davanti a cambiamenti così veloci seppur graduali, è comprensibile che per i meno esperti lo shock sia più di forte impatto ma è proprio qui che entra in gioco un elemento fondamentale per poter affrontare al meglio la situazione: LA CONOSCENZA.

 

"Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza."
(Socrate, in Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, III sec.)

Lasciarsi spaventare da ciò che non si conosce è normale ma molto controproducente poiché l'ignoranza rende succubi degli eventi quindi, l'unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche ed informarsi, apprendere e conoscere queste tecnologie cogliendo il meglio che ci possono offrire e inserendole nella nostra vita al fine di poterle utilizzare in modo positivo e costruttivo ricordando sempre che

"Il vero problema non è se le macchine sappiano pensare ma se gli uomini lo facciano."
(Burrhus Frederic Skinner – psicologo, n. 1904- m. 1990)


Nota:

(1) deep learning: serie di tecniche e tecnologie informatiche, nella fattispecie degli algoritmi di calcolo statistico strutturati in diversi livelli di astrazione il cui scopo è di permettere al sistema informatico di comprendere, più o meno, come funziona il cervello umano e come quest'ultimo analizzi e interpreti, ad esempio, il linguaggio umano o le immagini che gli arrivano dal nervo ottico.


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